Pensiamo a cosa stiamo facendo ai tempi del Coronavirus.
Oggi ho bisogno di scrivere. Non scrivo per me stesso. Scrivo per gli altri.
Viviamo giorni strani, giorni particolari. Viviamo momenti che finora abbiamo solo letto sui libri, che abbiamo visto nei film apocalittici. Belle storie.
Ma non è finzione questa, è tutto vero, purtroppo.
Nella storia della Terra è tutto già accaduto.
La Peste Nera, la Spagnola, il Vaiolo e più recentemente la SARS, Ebola.
Alla fine se ne uscirà, come sempre.
Però sento la necessità di scrivere.
Lavoro nelle scuole, di tempo ne avrei molto in questi giorni di fermo obbligato.
Potrei leggere, passione che mi appartiene. Sicuramente avrò modo di farlo, ho una pila di libri che mi aspetta, sono tanti gli autori che hanno mandato in redazione il proprio manoscritto per proporlo per un’eventuale pubblicazione.
Ciò mi permetterà di accelerare le risposte. Rispondo sempre, ma ora ho il tempo di farlo in modo celere.
Forse riuscirò anche a leggere un libro per puro piacere, anzi, di sicuro lo faro!
Leggerò. Eppure ho bisogno di scrivere.
Non il mio prossimo romanzo che è fermo da mesi perché non ho tempo per scriverlo, visti i mille impegni quotidiani.
Ho bisogno di scrivere ai ragazzi, ai giovani. Mi sono guardato intorno in questi giorni e la domanda che mi sono posto è perché pensino che queste siano vacanze per vedersi con gli amici?
Io vivo a Roma, una città ancora non toccata come il nord. Temo che arriverà anche qua perché il virus non ha confini, non è razzista, non guarda in faccia a nessuno.
Vivo in una zona di movida, e in queste sere trovo i locali più pieni del solito, come se fosse sempre un fine settimana.
Qui manca la cognizione della realtà, qui non si capisce che il rischio è reale, tangibile.
I ragazzi dovrebbero stare a casa, magari a leggere, o ad aiutare i genitori a ripitturare la parete di casa, a curare il giardino, piantare un fiore, sistemare la staccionata, dare una mano a metter ordine alla propria abitazione, svuotare lo sgabuzzino, fare un dolce.
Di cose da fare ce ne sono tante insieme alla propria famiglia.
Riscoprire gli aspetti importanti del focolare.
Io starò con mia figlia, sto sempre fuori casa, ne approfitterò per trascorrere del tempo sano con la mia piccolina.
Ai ragazzi dico che gli amici li si possono sentire e vedere con le video chiamate, magari confrontarsi su una lettura, fare una sorta di Club del Libro a distanza dopo aver letto qualcosa, qualsiasi cosa.
Invece sono in piazza a giocare a pallone, come se il Coronavirus lo si possa dribblare con una finta.
Invece si passano le bottiglie di birra nei locali o in strada.
Invece giocano e si abbracciano al parco.
Ma perché i genitori non glielo dicono? I giovani sono giovani, non sempre pensano come dovrebbero, non tutti hanno la saggezza che si acquisisce solo con lo scorrere del tempo.
I genitori forse sono i primi a sottovalutare la situazione? O forse non vedono l’ora che escano, perché trovarsi i figli in casa porta magari a discussioni fastidiose?
Riapriamo i nostri sensi, confrontiamoci e comunichiamo per far capire cosa sta succedendo, ma senza allarmismi. Ci vuole buon senso, tutto qua.
C’è chi sta lavorando notte e giorno negli ospedali, senza tregua, perché i contagi aumentano in modo esponenziale. E quando il sistema sanitario collasserà – e collasserà di certo continuando così -, allora saranno guai seri.
Qui il problema non è solo chi risulta positivo al Coronavirus, perché se un ospedale è saturo e le rianimazioni sono piene, se uno ha un incidente, un infarto o altro, non può essere curato.
Bisogna autoisolarsi, magari sarà un modo per riflettere, per riscoprire noi stessi.
Aiutiamoci a far passare questo momento, due settimane di isolamento volontario ridurranno i tempi.
Se ne servissero tre non sarà un problema.
Se per qualche motivo dobbiamo uscire, rispettiamo le regole della distanza di un metro, anche un metro e mezzo. Rispettiamo gli altri e rispettiamo noi stessi.
Laviamoci le mani bene, pensiamo a cosa stiamo toccando, basta stare attenti, basta pensare.
Pensiamo.
Non è una parola assurda, non è difficile.
Dovrebbero provarci tutti, ma non accade sempre.
Se le persone si dimostrano superficiali, se pensano “tanto a me non accade” è ciò che di più sbagliato possiamo fare. Andiamolo a dire a chi è accaduto…
Pensiamo. Non è difficile.
L’italiano ha sempre avuto infinite risorse, non atrofizziamo i nostri sensi, non agiamo solo guidati dall’istinto come hanno fatto alcune persone residenti a Milano assaltando i treni per fuggire prima dell’isolamento della regione.
Pensiamo.
Salire su un treno pieno di persone a cosa porterebbe? Basta uno positivo al Coronavirus che ne infetterebbe molti altri. I vicini di poltrona, il controllore, poi andrà in bagno durante il viaggio e toccherà le superfici e quel bagno verrà usato da altre cinquanta persone minimo in quel viaggio.
Non pensiamo poi che i vagoni sono chiusi, non hanno finestrini apribili.
Pensiamo. Ce la possiamo fare.
Se dobbiamo rimanere a casa, riposiamoci, liberiamoci dallo stress che ci condiziona la vita, riscopriamo invece le nostre passioni: la musica, i libri, la pittura, il disegno, cuciniamo, creiamo qualcosa con le nostre mani, impariamo qualcosa di nuovo.
Condividiamo con i nostri cari con cui viviamo questi momenti, è un’opportunità unica che ci si presenta, sfruttiamola al meglio.
Soprattutto stimoliamo la mente.
Il pensiero è la nostra risorsa. Pensiamo.
Stiamo a casa. A prescindere da dove viviamo, zona rossa, gialla o altro.
Tutto tornerà normale, ma forse ne saremo usciti come persone migliori.
di Simone Colaiacomo
Non crediamo a tutto quello che il web dice come le bevande calde che uccidono il virus e sciocchezze simili.
Siti ufficiali utili:
http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/rischio-sanitario/emergenze/coronavirus
https://www.miur.gov.it/la-piattaforma-e-learning
Leggi un buon libro, apre la mente e aiuta a pensare.
Scegli una lettura post apocalittica scritta per sensibilizzare le persone a Salvare la Terra.