Ami il genere vampiresco e vorresti immergerti nella peste nera di una Venezia di altri tempi?
Allora questa recensione del nostro blog ti catapulterà in un intreccio di storie horror incredibili, immediatamente nel XVI secolo, in una Venezia colpita dalla terribile epidemia.
Un libro scritto con dovizia, dove il linguaggio è ricercato, i personaggi sono in parte realmente esistiti e accompagnano le storie horror che vi si svolgono, ricche di intrighi, a far da ponte tra il romanzo storico e il fantastico.
Ma immergiamoci nella trama de Il Vampiro di Venezia.
Siamo alla vigilia di Natale del 1576, Venezia è la cornice – neanche a dirlo – perfetta per farci tuffare in una oscurità che dilaga nella città. Al Lazzaretto vengono raccolti gli appestati o i sospetti tali per metterli in quarantena.
Subito la scena è presa da personaggi come Alvise Mocenigo, Nicolò e Alvise Foscari, quando un prete viene trovato ucciso e dissanguato. Tra indagini e vicende varie, ci si trova ad avere a che fare con un vampiro, ma non uno di quelli che solitamente la letteratura gotica e i film ci hanno abituato a conoscere e in parte ammirare, quello pieno di fascino, per intenderci. Questo è il vampiro legato a tempi più antichi, quando la parola vampiro ancora non era stata inventata e le storie horror non appartenevano alla dimensione letteraria.
Nel folkore di molti popoli, questa creatura soprannaturale è la divoratrice di sudari, che per gli amanti dei giochi di ruolo in stile Warhammer Fantasy, potrebbe quasi essere assimilata ad un ghoul o ad una specie di Strigoi, repellente, inquietante.
Il viaggio tra i vampiri del folklore lo faremo prossimamente, per allietarvi! Intanto tuffiamoci in questa città unica, mistica.
Iniziamo questo viaggio in compagnia di un Nachzehrer (nome derivante dal folklore tedesco e polacco), una lei per l’esattezza che riemerge dalla sepoltura con il proprio sudario in bocca e non solo quello, indotta dalla sua sete di carne e sangue a masticare anche parte delle proprie membra che poi sostituirà con quelle dei vivi, vittime da cui vorrà succhiare il sangue. Non è in realtà catalogato tra i vampiri, ma gli assomiglia talmente tanto nei comportamenti che la similitudine è inevitabile.
Ma rientriamo nel libro Il Vampiro di Venezia. Le persone vengono uccise di notte, martoriate e dissacrate nella carne e nello spirito, così come viene dissacrato il posto in cui l’omicidio avviene: i luoghi sacri. Anche se le vittime non sono poi dei santi, tutt’altro, la morte per loro assume la forma di una sorta di espiazione dei peccati.
Le morti ricordano infatti il martirio dei santi, per le torture che subiscono.
Altro aspetto interessante che ho riscontrato nel leggere questo libro, è legato al simbolismo, dove il numero 6 emerge prepotente e a Venezia è parte integrante, poiché divisa in sei zone: i Sestieri. Pensandoci, 6 è anche il numero collegato alla Bestia (pensiamo al 666).
Interessante e ben strutturata è quella figura misteriosa di Adamàs, che con il suo fidato servitore Paulus, fedele fino alla morte, vive dinamiche con i fratelli Foscari di varia natura.
La presenza della Santa Inquisizione con lo spietato Nardo Pesaro, aumenterà per il lettore il grado di emozioni.
Horti di Giano ti invita a leggere una delle storie horror scritte da Giada Trebeschi, tra le indagini svolte dai due particolari quanto opposti Signori della Notte, Orso Maria Pisani e Nane Zenon, rispettivamente di Dorsoduro e Cannaregio.
Genere: horror
Edito: Oakmond Publishing (2017)
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di Simone Colaiacomo
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