Dopo aver letto questi Racconti sull’innominabile,
ascoltare una storia narrata dal nonno davanti a un vecchio focolare non sarà più la stessa cosa.
Eccoci qua, parola dopo parola, per arricchire l’universo editoriale a modo nostro, per avvicinarti, mio caro lettore, a quelli che noi conosciamo come racconti sull’innominabile e che in questa intervista ti illustrerò.
Oggi, il compito di descrivere questa dimensione della fantasia spetta a uno scrittore che ha composto metà dell’opera che andremo a conoscere attraverso le sue parole.
Gerardo Spirito è infatti uno dei due autori, insieme a Marco Marra, che ha dato forma e vita a Racconti sull’innominabile. Il macabro nel Sud Italia.
S.C.: Ciao Gerardo, è un vero piacere poterti parlare in questa occasione. Come prima cosa vorrei chiederti come e quando è nata in te la passione per la scrittura?
G.S.: La passione per la scrittura è conseguenza della mia passione per la lettura. Credo sia stato un processo naturale. Da piccolino possedevo ogni libro di Robert Stine della serie Piccoli brividi e mi piaceva molto leggerli, poi al liceo ho scoperto la fantascienza classica o, come viene definita da alcuni, “hard”, che mi ha portato a conoscere autori quali Arthur Clarke, Stanislaw Lem o Frederik Pohl. È stato allora che ho iniziato a scrivere i miei primi racconti.
S.C.: Questi testi che hai citato, mi verrebbe da dire che sono stati dei precursori, hanno agito su quel che stava prendendo forma in te, prima di arrivare a Racconti sull’innominabile. Leggi di tutto o hai alcuni generi che senti più tuoi, che ti danno maggiori stimoli?
G.S.: Non leggo proprio di tutto, sono abbastanza “chiuso” da questo punto di vista. Non leggo saggistica o libri autobiografici ad esempio, e ho una passione per la forma letteraria del racconto. Le storie brevi di Carver e Flannery O’Connor, per citarne due, mi hanno aiutato molto a migliorare il mio stile di scrittura. Poi c’è il western di Elmore Leonard e di Louis L’Amour e del contemporaneo Paul Lynch che è un genere che mi appassiona molto, e il southern-gothic americano (Mccarthy, Faulkner e Steinbeck su tutti), la fantascienza su citata, il fantastico di Borges e il weird (ovviamente) di Lovecraft e Machen e di tantissimi altri scrittori a loro contemporanei. Ma ho una grande affinità anche con la letteratura russa, specialmente con Cechov e Dostoevskij, i cui romanzi a mio parere sono i libri più carichi di pensiero e profondità umana che esistano. Poi ci sono i classici italiani, da Manzoni a Pavese fino ad arrivare al contemporaneo Omar Di Monopoli, uno scrittore che seguo molto e con grande piacere.
S.C.: Che dire: non leggerai di tutto, ma leggi una varietà di generi e molto interessanti e non scontati. Passiamo ora dalla lettura alla scrittura. Scrivere del folklore locale di uno o un altro posto è cosa particolare, perché si presume che si abbia già una conoscenza particolare e approfondita dei posti e di chi li vive. Spesso sono storie tramandate di generazione in generazione.
G.S.: Sono sempre stato interessato a questo genere di storie. Napoli (ma la Campania in generale) è pregna di racconti misteriosi, ma anche la stessa Isola di Ischia, luogo che frequento da sempre, ne è satura. Credo che le leggende del folklore popolare siano un serbatoio perfetto (non l’unico, ci mancherebbe) per creare, nel nostro paese, delle buone storie dai connotati weird.
S.C.: Concordo pienamente sul fatto che l’Italia sia una fucina di stimoli di ogni tipo e uno scrittore come te può trarne ispirazione per grandi storie. Rimanendo in tema “luoghi”, cos’è Napoli per Gerardo Spirito?
G.S.: Napoli è un luogo strano, speciale, unico. Un luogo che amo e che amerò sempre. È una città piena di difetti, molto caotica, tutti vanno sempre di fretta, tutti sono sempre felici e sorridenti e nervosi e arrabbiati. Una città che ha due facce.
Riporto quello che scrisse Benedetto Croce su Napoli: “Un paradiso abitato da diavoli”.
Sottoscrivo parola per parola. E poi è un luogo ricco di cultura e mistero, esoterismo, ogni vicolo trasuda una storia e questo lo trovo incredibilmente affascinante.
S.C.: A volte, scrivendo questi Racconti sull’innominabile che, devo riconoscere, mi sono proprio gustato e che, per alcuni aspetti, ricordano il maestro H.P. Lovecraft, ti sei mai posto la domanda “Non è che qualcuno potrebbe pensare che ho voluto imitarlo?”. Leggendoli si capisce chiaramente che non è così, sono racconti dalla personalità spiccata. Ma cosa ti è passato per la testa?
G.S.: Non mi sono mai posto questa domanda, semplicemente perché sapevo che alla fine il risultato sarebbe stato molto personale. Io e Marco, da grandi appassionati lettori di Lovecraft, da tempo avevamo in mente di creare qualcosa che richiamasse il solitario di Providence, senza però tradire l’elemento macabro e folkloristico del “nostro” sud Italia. Il primo racconto che è stato scritto di questa raccolta è stato Il Bosco Mormora e mi ricordo che, durante la stesura, la mia intenzione era quella di creare una storia che avesse la forza di turbare qualsiasi lettore. Insomma, non sono partito dall’idea di scrivere qualcosa che attingesse a piene mani all’orrore cosmico, al realismo magico e occulto di Lovecraft; quello è venuto dopo. Semplicemente, volevo scrivere una storia che potesse terrorizzare nel profondo.
S.C.: E ti è riuscito alla perfezione! Com’è scrivere un racconto a quattro mani? Terra Nera l’hai scritto insieme a Marco Marra, quindi mi domandavo, come vi siete organizzati?
G.S.: È stato stimolante e anche divertente. Siamo partiti da un’idea basica (nel nostro caso l’immagine di una signora gravida ma molto vecchia) e poi l’abbiamo sviluppata un po’ per volta. Dal punto di vista letterario, io e Marco siamo sulla stessa lunghezza d’onda quindi è stato facile lavorare con lui. I nostri stili ovviamente sono diversi, ma non troppo. Ci siamo adeguati raggiungendo un compromesso, poi la stesura è stata veloce. Marco scrisse l’incipit, me lo inviò e poi continuai io. Iniziammo “a passarci la palla” e mano a mano ritornavamo su quanto aveva scritto l’altro, correggendo, tagliando e modificando le parti precedenti. Credo ci siano voluti cinque o sei giorni per finire l’intero racconto.
S.C.: Siete stati anche piuttosto rapidi! Devo dire che è una tecnica affascinante quanto stimolante. Attingere dalla fantasia dell’altro e destrutturarla o riadattarla a sé, cogliere i colpi di genio dell’altro e integrarli. Ritengo sia un esercizio che dovrebbero fare, ogni tanto, tutti gli scrittori per mettersi in gioco. E tra voi si percepisce una certa affinità letteraria. Quale dei tuoi Racconti sull’innominabile presenti nel vostro libro senti più tuo, più vicino, o solamente lo consideri un’estensione della tua vena letteraria?
G.S.: Sono sinceramente legato a tutti e tre i miei racconti presenti nella raccolta. Mi è difficile sceglierne uno, anche perché sono uniti dalla stessa identica tematica. Dal punto di vista stilistico invece prediligo Mattoni Sgretolati, perché l’ho scritto utilizzando l’artificio narrativo della terza persona, che ha caratterizzato e sta continuando a caratterizzare la mia produzione.
S.C.: A volte mi chiedo, anche da scrittore, perché scrivere dei racconti e non un romanzo?
G.S.: Credo sia un percorso dovuto quello di scrivere racconti, almeno per me. Oltre che una mia grande passione, la forma del racconto breve è un’ottima palestra per migliorare lo stile, per iniziare a mettersi alla prova. Per scrivere un romanzo per prima cosa bisogna avere un’idea forte, quindi forse i racconti, insieme alla lettura, possono dare una mano a stimolare questa ricerca.
Con quest’ultima domanda ringrazio e saluto Gerardo Spirito, autore insieme a Marco Marra – la cui intervista potrete leggere nella prossima uscita sul Blog Letterario Horti di Giano -, dei Racconti sull’innominabile.
Vi invito a leggere Racconti sull’innominabile, in attesa di ascoltare tra pochi giorni il punto di vista di Marco Marra sulla bellezza dello scrivere.
di Simone Colaiacomo
Questo libro è stato per giorni primo in classifica come Bestseller Amazon in ben due categorie: Narrativa gotica e Storie dell’occulto e a distanza di dieci giorni dalla sua uscita, è ancora sul podio!
Che aspetti a prenderlo? Racconti sull’innominabile sta aspettando proprio te!
Buona lettura dal blog Horti di Giano!