L’innominabile continua ad aggirarsi attorno a noi…

A pochi giorni di distanza dall’intervista a Gerardo Spirito, autore di Racconti sull’innominabile. Il macabro nel Sud Italia, in questo nuovo appuntamento culturale, potremo leggere le parole dell’altro autore di questo Bestseller che ha scalato in pochi giorni le classifiche Amazon: Marco Marra.

S.C.: Ciao Marco, sono contento di poterti intervistare; da grande appassionato di Lovecraft, Poe e dell’universo weird e gotico quale sono, volevo sentire dalla tua voce cosa ha generato in te la fiamma per la scrittura. 

M.M.: Non so identificare il preciso momento in cui è scoccata in me la “scintilla” della scrittura. Per me scrivere è un bisogno, qualcosa che mi aiuta a cercare di comprendere ciò che non riesco a capire del mondo che mi circonda. Soprattutto, è qualcosa che mi fa star bene. La consapevolezza di questo bisogno si è cristallizzata piano piano. Fin da piccolo, mentre divoravo libri su libri, mi sono cimentato nella realizzazione di recensioni e di brevi componimenti letterari. Il primo tentativo di mettere in piedi un testo organico c’è stato all’età di diciotto o diciannove anni, si trattava di un breve romanzo di formazione. Probabilmente se lo rileggessi oggi mi verrebbe da ridere per certe ingenuità.

S.C.: L’esperienza viene col tempo, ma penso rimarrà per te sempre viva la stesura di quel primo testo, senza il quale oggi forse non saresti qui a parlare di Racconti sull’innominabile. La lettura hai detto che è stata importante per la tua crescita. Leggi di tutto oppure prediligi alcuni generi in particolare?

M.M.: In linea generale, posso dire di leggere di tutto. Attualmente, ad esempio, mi sto appassionando a una magnifica raccolta di racconti della scrittrice statunitense Flannery o’Connor. Se dovessi, però, fare una scelta, senza dubbio questa ricadrebbe sul genere (o sottogenere) della letteratura weird, quella che si è diffusa negli Stati Uniti nel corso della prima parte del ‘900. Scrittori come H.P.Lovecraft e Clark Ashton Smith sono senza dubbio tra quelli che maggiormente hanno influenzato il mio amore per la lettura. Mi piace molto, d’altro canto, leggere storie che raccontano di vita quotidiana, di frammenti del mondo reale. In questo senso non posso non citare l’opera di Raymond Carver, senza dubbio uno dei miei scrittori preferiti.

S.C.: Il folklore locale racchiude un fascino tutto suo, e in Italia ne siamo pieni. Ma per scriverne bisogna conoscerlo e anche bene, per non incorrere in errori grossolani. Le vostre storie presenti in Racconti sull’innominabile ne sono pieni e devo dire, calzanti. Si vede che avete fatto un gran bel lavoro di ricerca, oltre a conoscerle già poiché storie della vostra terra.

M.M.: Ovviamente, per poter inserire nelle proprie storie aneddoti, modi di dire, o anche semplicemente per descrivere determinati atteggiamenti delle persone, bisogna conoscere in maniera approfondita la cultura locale. Personalmente, trovo molto interessante soffermarmi su certi modi di vivere radicati nelle piccole comunità dei borghi montani e contadini. Molti dei personaggi, e anche dei luoghi, di cui parlo nelle mie storie traggono origine da, appunto, persone o posti che ho realmente avuto modo di conoscere o visitare. Alcuni miei racconti, ad esempio, sono ambientati nelle terre della Daunia, una zona ricca di luoghi magnifici e di paesaggi indimenticabili, che ho avuto modo di esplorare quando mi sono trasferito a Foggia.

Dal punto di vista personale, trovo molto più interessante e variegata l’umanità dei paesi, dei borghi, dei luoghi dimenticati, piuttosto che quella “riscontrabile” nelle grandi città o nelle metropoli.

S.C.: Tu però sei originario di Napoli…

M.M.: Napoli per me è casa, è “madre”. Non solo perché è la città dove sono nato e cresciuto e dove vivono la maggior parte dei miei affetti. Napoli è una città ricca di storia, variegata e suggestiva. Se ci si ferma, ad esempio, a parlare con una signora anziana, di quelle che ancora oggi possiamo vedere sedute su una seggiola di vimini tra i vicoli stretti di Napoli, non è difficile che, nel corso del dialogo, si vada a incappare in qualche aneddoto sulla credenza locale, sulla fervente religiosità o su storie bizzarre e strane.

Napoli è una fornace di ispirazione.

S.C.: Parliamo del maestro di Providence. Gli appassionati – come te e Gerardo d’altronde – dei suoi libri potrebbero trovare una sonorità affine alla sua. Fare i paragoni però non è mai un bene. Ognuno alla fine esprime – o dovrebbe esprimere – il proprio stile letterario. L’occhio attento lo troverà nel vostro libro e ne resterà colpito e stupito, almeno questo è accaduto a me.

M.M.: H.P.Lovecraft è un maestro inarrivabile, senza ombra di dubbio lo scrittore che ha maggiormente influenzato il mio modo di raccontare storie, almeno per quanto riguarda i racconti presenti in questa raccolta. Credo che in ogni scrittore siano riscontrabili delle influenze letterarie, sia sotto il profilo stilistico che sotto l’aspetto prettamente narrativo, per cui penso sia normale, leggendo Racconti sull’Innominabile. Il macabro nel Sud Italia, cogliere echi della letteratura del solitario di Providence. Spero, e credo, che, per quanto sia appunto riscontrabile una sorta di traccia dell’opera lovecraftiana, nei racconti sia presente qualcosa di nuovo, di originale, di diverso.

Io e Gerardo abbiamo cercato di approcciarci al weird con un tocco innovativo, puramente italiano, e mi auguro che i lettori possano apprezzare questo tentativo.

S.C.: C’è uno dei vostri racconti nella raccolta che avete scritto insieme.

M.M.: È stata la prima volta per me nel cimentarmi nella scrittura di un racconto a quattro mani. Innanzitutto, abbiamo stabilito assieme la struttura generale della storia, gettando le basi per una sinossi in forma orale. La stesura del racconto è stata poi fatta in maniera alternata. Io procedevo con la scrittura di una parte, una volta terminata la inviavo a Gerardo che proseguiva con la parte successiva. Questa fase è stata molto interessante perché ha unito il piacere della lettura e della “scoperta” con quello della scrittura. Io stesso, leggendo quanto scritto da Gerardo, sono rimasto colpito da alcune descrizioni e trovate, che hanno poi dato vita a suggestioni che ho cercato di portare su carta. Alla fine, abbiamo riletto insieme il testo e discusso su alcuni punti. È stato un lavoro molto interessante e divertente, al punto che abbiamo ripetuto l’esperimento con un’altra storia, ancora inedita al momento.

S.C.: C’è un racconto tra quelli pubblicati a cui sei più legato o affezionato?

M.M.: Difficile a dirsi. Sono legato ad ogni racconto per un motivo diverso. Un legame particolare ce l’ho con “Oltre la collina”. Ho trascorso i giorni di capodanno in un piccolo e suggestivo borgo sui monti Dauni ed è proprio lì che mi è venuta l’ispirazione per scrivere la storia del racconto.

S.C.: Se ti domandassi: “Racconti o romanzo?” che mi risponderesti?

M.M.: Credo che ci sia una profonda differenza tra la letteratura breve e quella del romanzo, e lo dico sia come lettore che come scrittore. A oggi, la forma-racconto si adatta maggiormente alla tipologia di storie che ho voluto raccontare e ho cercato di adattare il mio stile proprio in questa direzione. Inoltre, credo che il genere horror e gotico sia particolarmente idoneo a essere strutturato attraverso la forma-racconto. Questo non vuol dire che non scriverò mai un romanzo. Fin ora non l’ho fatto, mentre ho molti altri racconti nel cassetto, ma non escludo di cimentarmici in un prossimo futuro, anzi, a pensarci bene, sono quasi certo che lo farò.

 di Simone Colaiacomo

Racconti sull’innominabile è un libro da non perdere, per giorni primo in classifica come Bestseller Amazon in ben due categorie: Narrativa gotica e Storie dell’occulto e continua ad accarezzare il podio!

 

Tu che aspetti a prenderlo? Racconti sull’innominabile sta aspettando proprio te!

Buona lettura dal blog Horti di Giano!

Puoi leggere anche le altre interviste agli autori. Se ami l’horror, ti consigliamo “Nel corridoio della notte” di Salvatore Napoli

 

 

 

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