Quanto può essere bello e intrigante un libro come Rosemary’s Baby, che ha saputo ispirare il genio cinematografico di un regista come Roman Polansky?
Già dal titolo, Rosemary’s baby, la nostra mente viaggia in spazi incredibili, dove le atmosfere della dimensione horror assumo forme tangibili, di un quotidiano che spaventa ancor più di quanto possa fare la lettura di un libro che sfiora l’assurdo e l’irrealizzabile.
Rosemary’s baby, invece, va a toccare aspetti che potrebbero devastare l’animo umano, e tale è la grandezza di questo romanzo scritto dall’autore statunitense Ira Levin nel 1967.
Inoltre, se la lettura di un libro ha dato forma all’omonimo film diretto dal genio di Roman Polansky, ecco che la garanzia di una lettura avvincente è assicurata.
Se pensiamo poi alle vicende avvenute nella villa del regista e all’omicidio di sua moglie Sharon Tate ordinata da Charles Manson, l’inquietudine e il terrore si avvicendano nelle nostre menti senza controllo.
La trama di Rosemary’s Baby è strutturata attraverso lo snodarsi di argomenti legati alle sette sataniche, dove il male tende a insinuarsi nei pensieri e nelle azioni degli esseri umani, e in questo caso nasce proprio dall’origine della vita, attraverso la carne neonata.
La manipolazione della psiche è uno dei mezzi utilizzati per corrompere la mente, determinando una insana violenza che attanaglia la mente e devasta il corpo.
Svariate forme di sofferenza sono indotte e si insinuano tra le righe di questo libro.
La storia racconta di Guy Wodehouse, un giovane attore di teatro e di sua moglie Rosemary, che fanno conoscenza con i nuovi vicini, i due anziani Castevet.
L’attore prova piacere nel trascorrere del tempo con gli anziani coniugi, mentre Rosmary ha delle remore a riguardo, ma accetta la volontà del marito.
Rosemary rimane incinta, ma sin da subito la gravidanza si dimostra piuttosto complicata, tanto che le si presentano vari disturbi fisici, dolori all’addome e strani incubi notturni che la rendono irrequieta e agitata.
Al momento del parto, la gioia della nascita si trasforma in trauma, poiché il bambino viene dichiarato morto e la donna lo viene a sapere dal marito.
Non rassegnandosi all’idea della perdita, Rosemary inizia a indagare, guidata dalla sensazione che qualcosa non sia come le è stato detto.
Entra quindi di nascosto nell’abitazione dei vecchi vicini durante la notte e vede il marito lì con loro, mentre celebrano uno strano rituale che ha tutta l’aria di essere una messa nera.
Quel che la sconvolge maggiormente, più del vedere il marito in quella assurda dinamica, è lo scoprire che al centro del cerchio rituale vi è una culla dove si trova il suo bambino.
I Castelvet informano la donna che ha concepito il figlio del Male e suo marito ha fatto un patto col Diavolo.
Questi aveva scambiato il suo successo col bambino; in effetti la fama dell’uomo era coincisa con la nascita del piccolo.
La prima reazione non poteva che essere di rabbia e disgusto, ma una volta avvicinatasi alla culla, Rosemary viene colta da uno strano e inusuale istinto materno che sarebbe normale in altra situazione; inizia quindi a cullare il suo bambino.
Chiunque avrebbe preso di corsa il figlio scappando di là, lei invece rimane immobile in quel contesto, abbracciando il piccolo, riempiendolo di attenzioni in una contrapposizione dinamica che lascia il lettore sbigottito, e tale scena mostra la forza di questo romanzo.
Da qui prende forma la storia che vi invito a leggere, e anche se il film Rosemary’s Baby probabilmente lo avrete già visto, essendo datato, vi esorto a leggere il libro di Ira Levin, poiché merita di esser letto!
Genere: horror
Edito: Vari editori (prima edizione 1967)
Prendi la tua copia di Rosemary’s Baby
di Simone Colaiacomo
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