È bello poter parlare di fantasmi: tre fantasmi.
Un tema antico come il tempo, affascinante come il mistero, inquietante come l’ignoto.
Sono tre fantasmi in tre storie diverse.
La firma è di Margaret Oliphant, autrice scozzese che ebbe l’estro di sperimentare diversi generi narrativi.
Può far strano scrivere di storie spaventose e al contempo romanzi di formazione. Questi gli scritti della Oliphant.
Ma sono dell’idea che i romanzi di genere non debbano essere reclusi necessariamente nella catalogazione riconosciuta dai più.
Qualsiasi scrittore deve potersi sentire libero di trasmettere il proprio messaggio, e non amo pensare che certe prerogative debbano essere esclusive di uno o un altro universo letterario.
Ma tra queste righe parleremo di Tre fantasmi, un libro che ho piacevolmente letto, ripubblicato in questa forma editoriale da Black Dog Edizioni, curato da Simona Zecchi e tradotto dalla stessa Zecchi e da Filippo Genta.
Inoltre all’interno sono presenti preziose illustrazioni realizzate da Marcello Mistrangelo.
Devo – e voglio – riconoscere la validità che la linea editoriale della Black Dog segue, ovvero il ricercare scrittori spesso dimenticati, almeno in Italia; è lodevole e merita considerazione.
Perché al lettore viene così messa a disposizione una letteratura non consueta, ma che avrebbe meritato in passato molta più considerazione per la qualità che custodisce.
Ma entriamo in queste storie in cui i nostri tre fantasmi sono protagonisti.
Nel primo racconto, La camera segreta, si accede subito nel castello di Gowrie, gioiello scozzese, antica fortezza invalicabile, pieno di misteri e segreti – scale invisibili, labirinti intricati, stanze nascoste – che ricorda addirittura, con il suo portone, una cattedrale.
Qui il giovane John Randolph, Lord Lindores, torna al castello di famiglia dopo un periodo trascorso lontano da casa e il padre, Lord Gowrie, decide di rivelargli un segreto legato a una camera misteriosa nella fortezza in cui risiedono.
Qui, neanche a dirlo, vive il primo dei tre fantasmi.
Il giovane si sentirà combattuto, preso dal desiderio di scoprire chi o cosa sia quell’entità.
Piacevoli le descrizioni e i dialoghi che agevolano il lettore nell’immergersi nella storia.
“Alzati, figliolo,” disse Lord Gowrie, “e vestiti più in fretta che puoi; è giunta l’ora. Ho acceso le tue candele e le tue cose sono pronte. Hai dormito bene e a lungo.”
In questa frase la Oliphant ha saputo evidenziare il fatto che il padre, in quel momento, abbia deciso di destare il figlio dalla cecità della vita comune, per proporgli finalmente la visione di qualcosa celato al mondo.
Notare le frasi “è giunta l’ora” e “ho acceso le tue candele” che simboleggiano il fargli aprire gli occhi, e ancora “hai dormito bene e a lungo”, che sembra dirgli che dopo averlo protetto a lungo, ora deve renderlo consapevole.
Il secondo dei nostri tre fantasmi è presente nel racconto La ragazza che non voleva lasciare la Terra.
Edmund Coventry è un giovane benestante che viene invitato alla cena di Natale nella proprietà Daintrey, il cui edificio anche qui ricorda una grande chiesa.
La famiglia aveva deciso che Edmund sarebbe stato il marito perfetto per la loro figlia Maud.
Ma in una passeggiata all’aperto, circondato da ghiaccio e da grandi tigli, fu “acceso da quei raggi rosseggianti, circondato dal freddo e dai magnifici colori nel cielo, […] sentiva intorno a sé una speranza di felicità. […] quel sole rosso che illuminava tutti quei maestosi giganti bianchi nel loro abito di brina. […] Proprio mentre Edmund ammirava l’effetto dell’ampia fiammata di luce, qualcosa che si stava muovendo nella parte meno illuminata del parco attirò la sua attenzione – qualcosa di bianco che non era riuscito a scorgere finché era egli stesso immerso nel sole”.
Lascio immaginare di chi o cosa stiamo parlando.
L’ultimo dei tre fantasmi è ne Il passaggio. Questo racconto, unico scritto in prima persona, ha un approccio che rende la storia ancor più invadente al punto che il lettore sentirà le emozioni sprigionate dallo stesso padre di Roland.
La famiglia del giovane ritorna dall’India nel 18… L’anno non è indicato, il mistero aleggia nell’aria.
E nell’aria sembra esser presente anche il germe di una strana epidemia che pare aver colpito il giovane.
Ma alcune voci sembrano collegate a questo malessere e il padre del ragazzo inizia a indagare.
L’uomo mostra tutta una serie di dinamiche emotive, dall’incredulità al dubbio, fino a decidere che è necessario passare all’azione. Cosa ha visto il giovane per finire in quella condizione? Cosa ha sentito?
Tre fantasmi sa mostrarsi in una escalation coinvolgente, passando da racconto a racconto, e l’apice lo raggiunge nell’ultimo, che convince particolarmente in questa raccolta che unisce la tradizione gotica alle suggestioni.
Margaret Oliphant è stata una scrittrice che ha saputo mantenere tre figli in epoca Vittoriana, un periodo in cui il ruolo delle donne non era di certo agevolato.
Un libro da leggere, tra soprannaturale e introspezione, tra materialità e intangibilità, tra desiderio e necessità.
di Simone Colaiacomo
Buona lettura dal Blog Letterario Horti di Giano!
Genere: horror/narrativa gotica
Edito: Black Dog (2020)
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